Quest’uomo ha 80 anni e insiste ogni mattina a portare la colazione a sua moglie.
Quando gli hanno chiesto : “Perché sua moglie è in un ricovero per anziani?”, lui ha risposto: “Perché ha la malattia di Alzheimer.”
Allora gli hanno chiesto, “Sua moglie si preoccuperebbe se un giorno non venisse a portarle la colazione?” e lui ha risposto: “Lei non ricorda… non sa neanche chi sono io, sono cinque anni che non mi riconosce più.” Sorpresi, gli hanno detto: “Che cosa meravigliosa! Ma sta ancora portando la colazione a sua moglie ogni mattina, anche se lei nemmeno la riconosce?” L’uomo ha sorriso, l’ha guardata negli occhi e le ha stretto la mano …. poi ha detto: “Lei non sa chi sono io, ma io so chi è lei.”
Questa immagine con questa storia gira da un po’ di tempo sui diversi social network. Io non so se sia vera o meno, e forse non mi interessa neanche saperlo alla fin fine. L’unica cosa che so è che è reale.
Prima per lavoro e poi in famiglia ho avuto modo di “conoscere” questa brutta bestia che è la malattia di Alzheimer, e quando colpisce la tua famiglia (perché è così, non colpisce solo una persona, solo il “paziente”, ma l’intera famiglia) ti rendi conto che viene messo tutto in discussione. Ricordo ancora uno dei primi colloqui con lo specialista da cui portai mia madre all’inizio, mi chiese se avevo famiglia, intendendo moglie e figli, perché la sua preoccupazione era anche di tutelare la mia famiglia oltre alla persona malata. All’inizio non avevo capito, ma poi quando la situazione si è aggravata è diventato tutto più chiaro. Anzi più scuro!
È stato un periodo veramente buio e difficile. Vedere che tua madre, che fino a qualche settimana prima era assolutamente indipendente (ricordo ancora di aver trovato il passaporto appena rinnovato in un cassetto), iniziava a telefonarti per dirti che non riusciva a trovare la strada di casa era veramente doloroso. Ed era altrettanto difficile vedere come anche fisicamente ci fosse un decadimento continuo e inarrestabile. La donna fino a qualche giorno prima giovanile, ed a tratti affascinante, si trasformava inesorabilmente in una figura stanca e vecchia che faceva fatica a parlare ogni giorno di più.
La situazione più dolorosa forse l’ho vissuta all’inizio della malattia, perché a volte avevo la percezione che mia madre vivesse una doppia realtà, quella nella sua mente e quella che riusciva (o meglio “non riusciva”) a comunicare. Sembrava che avesse dei pensieri assolutamente precisi e chiari, ma non riuscisse più ad esprimerli, avendo essa stessa percezione della sua malattia. E il pensiero che la sua mente fosse molto più lucida di quanto lei riuscisse a comunicare, era per me devastante.
La pazienza e la stabilità mentale vengono messe a dura prova, solo chi ha vissuto in prima persona può realmente capire e comprendere cosa significhi vivere accanto ad una persona che soffre di questa terribile malattia.
Ciao Mamma…