(ri)Costituito il CIVES Milano Lodi Monza e Brianza

Il 6/10/2023 è stata costituita l’associazione Coordinamento Infermieri Volontari Emergenze Sanitarie di Milano, Lodi, Monza e Brianza – OdV (CIVES MiLoMB – OdV), dedicato alla salute, alla cultura di protezione civile e alla professionalità nel campo delle emergenze sanitarie.

Costituzione CIVES MiLoMB

L’inaugurazione di CIVES MiLoMB ha visto la partecipazione del CIVES Nazionale con il presidente Dott. Maurizio Fiorda e altri membri del Consiglio Direttivo Nazionale, e dell’Ordine Professioni Infermieristiche di Milano, Lodi, Monza e Brianza, con la presenza del presidente Dott. Pasqualino D’Aloia che, come da Statuto, ricoprirà il ruolo di Presidente del Comitato di Garanzia della neocostituita Associazione, sottolineando altresì l’importanza del ruolo che questa associazione avrà nell’implementazione e rafforzamento della rete nazionale CIVES.

Il CIVES interprovinciale MiLoMB è stato creato con l’obiettivo di coordinare e potenziare il contributo degli infermieri volontari nelle emergenze sanitarie, promuovendo l’eccellenza professionale e la solidarietà nella risposta alle crisi sanitarie. Questo nuovo centro rappresenta una pietra miliare nel rafforzamento delle risorse locali per affrontare situazioni di emergenza, offrendo supporto ai professionisti dell’infermieristica e alla comunità nel suo insieme.

L’OPI di Milano, Lodi, Monza e Brianza, in collaborazione con il CIVES Nazionale, ha sostenuto attivamente la creazione di questa associazione, riconoscendone l’importanza nella preparazione e nella gestione delle emergenze sanitarie. La presenza congiunta di queste istituzioni riflette l’impegno condiviso a garantire una risposta efficace e solidale alle emergenze sanitarie nelle tre provincie.

Il CIVES interprovinciale di Milano, Lodi, Monza e Brianza, offrirà una serie di servizi, tra cui formazione professionale, aggiornamenti sulle migliori pratiche nell’infermieristica di emergenza, ed entrerà all’interno della rete CIVES in supporto al sistema di Protezione Civile. Sarà un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano contribuire a una risposta più efficace alle emergenze sanitarie.

In occasione dell’apertura, il Presidente del CIVES Provinciale di Milano, Dr. Francesco Tarantini, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di inaugurare l’apertura di CIVES MiLoMB, rappresenta un importante passo avanti nella preparazione e nella risposta alle emergenze sanitarie nelle nostre provincie. CIVES MiLoMB diventerà un punto di riferimento per gli infermieri volontari e per tutta la comunità, garantendo una risposta rapida ed efficace in momenti critici.”

Noi abbiamo fatto il primo passo, aspettiamo tutti i colleghi interessati ad iscriversi e aderire cliccando sul seguente link ISCRIVITI AL CIVES

Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

conferimento onorificenza Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Il 18 novembre 2021, dalle mani del Sig. #Prefetto di #Milano Dott. Renato Saccone e della vicesindaca della città metropolitana di Milano Dott.ssa Michela Palestra, ho ricevuto il diploma onorifico di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana che il Presidente della Repubblica, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mi ha conferito il 2/6/2021 quale riconoscimento per l’opera prestata durante la pandemia Covid19 presso gli Spedali Civili di Brescia durante la prima ondata nel marzo/aprile 2020.

È stato un grande onore e una grande emozione ricevere questa prestigiosa onorificenza, ho solo fatto il mio dovere di “servitore dello Stato”.

Condivido questo onore e questa emozione con tutti coloro che fin dal primo momento si sono impegnati, e ancora oggi si impegnano, nella lotta alla pandemia Covid19, ma soprattutto con i 180.000 colleghi del ruolo sanitario che hanno pagato con la loro vita l’impegno per garantire le cure e l’assistenza a tutte le persone in stato di necessità e hanno lottato per contenere e sconfiggere il virus, permettendo a tutti noi e alle nostre famiglie di intravedere la possibilità di tornare a vivere una vita “normale”.

Ci siamo impegnati nella prima ondata e nelle successive, così come nella imponente opera di vaccinazione che ci permette intravedere la luce in fondo al tunnel, e continueremo a farlo finché sarà necessario.

Viva l’Italia 🇮🇹

Mi candido!

Contrassegno della lista civica Milano in Salute, Beppe Sala sindaco

Volevo dirvelo io direttamente: nei giorni scorsi mi è stato chiesto di partecipare alle prossime elezioni amministrative per il Comune di Milano. Ho riflettuto un po’ e alla fine ho accettato.
Mi candiderò nella lista civica “Milano in Salute – Beppe Sala Sindaco“.

Il Sindaco Beppe Sala e Francesco Tarantini – 10/06/2021 Palazzo delle Stelline (MI)

Nonostante in passato mi fosse già stato chiesto, avevo sempre declinato l’invito. Non tanto per il “colore politico” di chi mi aveva fatto la proposta, perché erano arrivate sia da “destra” che da “sinistra” (per quanto negli ultimi lustri il concetto di “destra” e “sinistra” sia stato alquanto “aleatorio”), quanto per una sensazione personale di insoddisfazione politica.

Poi quest’anno mi ha chiamato la nostra amica di sempre Francesca P., e con il suo travolgente entusiasmo mi ha parlato di “Milano in Salute – Beppe Sala Sindaco”: “Iaio” (mio figlio aveva iniziato a chiamarmi così da piccolo) “DEVI assolutamente partecipare a degli incontri online con delle persone in gambissima. Lunedì sera ce ne sarà uno poi mercoledì e giovedì sera. Mi hanno chiamata per dare il mio contributo come paziente fragile, sono tutte persone in gamba, tutti tuoi colleghi professionisti sia infermieri che medici, assistenti sociali, ecc. oltre ad altri pazienti come me… Partecipa ad un incontro e poi decidi…”

E così lunedì sera mi sono ritrovato online con questo gruppo di persone che parlavano concretamente di tutti i problemi che quotidianamente, sia come pazienti che come professionisti, viviamo nelle realtà cittadine e sanitarie. Molto concreto, molto diretto. Mi è piaciuto.
Così dopo l’iniziale tentennamento e dopo aver partecipato ad altri incontri e gruppi di lavoro, mi sono deciso ad accettare la candidatura.

Sarà la mia prima volta in una competizione elettorale. Chi mi conosce sa che mi butto anima e corpo in quello che faccio. Così come sapete che se c’è qualcosa che non va lo dico apertamente, a costo di risultare antipatico o di “rimetterci” personalmente. Da sempre!

Sono raggiungibile sui diversi “social network”: Facebook, Twitter, Instagram, ma siccome voglio ascoltare la voce di tutti i cittadini, non solo di coloro che usano i social network ma anche, e soprattutto, di tutti quei cittadini che per età, disabilità, o altri motivi non hanno accesso ai canali social, ho deciso di rendere pubblico il numero di telefono 351 6760220 sul quale potrete contattarmi direttamente e potrete parlare con me o inviarmi segnalazioni via WhatsApp. Voglio solo ricordarvi che “sono uno di voi”, intendo dire che non facendo il politico di professione e dovendo continuare a pagare il mutuo, fare la spesa, pagare il carburante, le bollette, ecc. continuo a fare il mio lavoro di infermiere tutti i giorni (e a volte anche la notte), per cui se mi chiamate in un momento in cui sono in servizio e sto assistendo una persona non potrò rispondervi e non sarà cattiva volontà. Cercherò di richiamarvi io e, se per qualsiasi motivo non dovessi riuscire a farlo, voi richiamatemi ancora, e ancora, e ancora se dovesse servire…

Vi terrò aggiornati su tutto ciò che decideremo di fare e dove potrete trovarci per parlare direttamente con noi: eventi online e in presenza. Saremo nelle piazze, nei mercati, sulla strada: vogliamo ascoltare e capire quali sono i reali problemi di tutti i cittadini di Milano. E lo vogliamo sapere da voi, non solo dai sondaggi, vogliamo sentirlo dalla vostra voce, perché il problema vissuto dalla signora Maria del 9° piano non è uguale al problema del signor Giulio del piano terra. E a me non interessano (o non interessano “solo”) le statistiche, perché come diceva Trilussa:

“…Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due…”
.

Voteremo dopo l’estate, ancora non sono state definite le date precise. Vi terrò informati anche su questo e appena possibile vi comunicherò anche dove poter venire a firmare per consentire la presentazione della lista.

Vi aspetto per parlare con voi e salutarvi personalmente.

Francesco Tarantini

Alzheimer

AlzheimerQuest’uomo ha 80 anni e insiste ogni mattina a portare la colazione a sua moglie.
Quando gli hanno chiesto : “Perché sua moglie è in un ricovero per anziani?”, lui ha risposto: “Perché ha la malattia di Alzheimer.
Allora gli hanno chiesto, “Sua moglie si preoccuperebbe se un giorno non venisse a portarle la colazione?” e lui ha risposto: “Lei non ricorda… non sa neanche chi sono io, sono cinque anni che non mi riconosce più.” Sorpresi, gli hanno detto: “Che cosa meravigliosa! Ma sta ancora portando la colazione a sua moglie ogni mattina, anche se lei nemmeno la riconosce?” L’uomo ha sorriso, l’ha guardata negli occhi e le ha stretto la mano …. poi ha detto: “Lei non sa chi sono io, ma io so chi è lei.”

Questa immagine con questa storia gira da un po’ di tempo sui diversi social network. Io non so se sia vera o meno, e forse non mi interessa neanche saperlo alla fin fine. L’unica cosa che so è che è reale.

Prima per lavoro e poi in famiglia ho avuto modo di “conoscere” questa brutta bestia che è la malattia di Alzheimer, e quando colpisce la tua famiglia (perché è così, non colpisce solo una persona, solo il “paziente”, ma l’intera famiglia) ti rendi conto che viene messo tutto in discussione. Ricordo ancora uno dei primi colloqui con lo specialista da cui portai mia madre all’inizio, mi chiese se avevo famiglia, intendendo moglie e figli, perché la sua preoccupazione era anche di tutelare la mia famiglia oltre alla persona malata. All’inizio non avevo capito, ma poi quando la situazione si è aggravata è diventato tutto più chiaro. Anzi più scuro!

È stato un periodo veramente buio e difficile. Vedere che tua madre, che fino a qualche settimana prima era assolutamente indipendente (ricordo ancora di aver trovato il passaporto appena rinnovato in un cassetto), iniziava a telefonarti per dirti che non riusciva a trovare la strada di casa era veramente doloroso. Ed era altrettanto difficile vedere come anche fisicamente ci fosse un decadimento continuo e inarrestabile. La donna fino a qualche giorno prima giovanile, ed a tratti affascinante, si trasformava inesorabilmente in una figura stanca e vecchia che faceva fatica a parlare ogni giorno di più.

La situazione più dolorosa forse l’ho vissuta all’inizio della malattia, perché a volte avevo la percezione che mia madre vivesse una doppia realtà, quella nella sua mente e quella che riusciva (o meglio “non riusciva”) a comunicare. Sembrava che avesse dei pensieri assolutamente precisi e chiari, ma non riuscisse più ad esprimerli, avendo essa stessa percezione della sua malattia. E il pensiero che la sua mente fosse molto più lucida di quanto lei riuscisse a comunicare, era per me devastante.

La pazienza e la stabilità mentale vengono messe a dura prova, solo chi ha vissuto in prima persona può realmente capire e comprendere cosa significhi vivere accanto ad una persona che soffre di questa terribile malattia.

Ciao Mamma…

Quando a Torchiarolo facevamo “li feshtini”…

Carnevale a Novoli negli anni '50Un post pubblicato da Gianni G., un vecchio amico di Torchiarolo, mi ha fatto tornare in mente una “tradizione” che fino a qualche decennio fa caratterizzava il periodo di carnevale in molti paesi del Salento, e del sud italia in generale: “li feshtini” (festini).

In pratica a partire dal 17 gennaio, festa di San Antonio Abate o “te lu fuecu”, e per tutto il periodo di carnevale e comunque fino all’inizio della Quaresima, i garage o i saloni delle case, preferibilmente quelle con accesso diretto dal piano terra, venivano trasformate in locali dove i giovani del paese si ritrovavano la sera del martedì, giovedì, sabato e domenica per ballare. Beninteso, sempre sotto l’occhio vigile di genitori e parenti vari ovviamente. Per ovvi motivi di “S.I.A.E.” si trattava comunque di feste private, tant’è che l’accesso era “concordato” con chi era alla porta. Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno prima del 17 gennaio si iniziavano a creare i diversi gruppi di
“componenti” che concordavano con il proprietario di un garage, o comunque di un locale utile allo scopo e solitamente al piano terra, di organizzare i festini. Si instauravano ovviamente lunghe trattative con i genitori delle ragazze, per convincerli ad autorizzarle a partecipare ai festini. Ovviamente tante più ragazze c’erano, tanto più era ambito riuscire ad entrare in quel particolare festino, sia come visitatore che come “maschera”.

Chi faceva parte del gruppo organizzatore era definito “componente” e si impegnava a pagare una piccola quota (sull’ordine delle 1.000 lire a testa, per intenderci) per ogni serata, che sarebbe servita ad acquistare bibite e cibo (solitamente pizze, calzoni e simili). Questi sarebbero poi stati consumati durante la serata dagli stessi “componenti” e, in alcuni casi, offerti agli eventuali ospiti, o agli accompagnatori delle “maschere”.

Se non facevi parte come componente, potevi girare per tutti i festini ma venivano imposti dei limiti, per cui dopo due o tre balli eri “invitato” ad uscire e spostarti in un altra casa (o come diremmo oggi “location”).

Domino neroUn’altra possibilità era quella di fare dei gruppi e vestirsi in maschera, non
necessariamente “a tema” perché l’importante era non essere riconoscibile, quindi si usavano spesso dei “domino” solitamente neri con dei guanti per non farsi riconoscere neanche dalle mani. Per poter entrare nei festini era però necessario avere un accompagnatore, non mascherato, che potesse interagire con i componenti e garantire la correttezza ed educazione delle maschere che accompagnava.
La conversazione solitamente era più o meno questa:

Componente: “Quante maschere puerti?” (quante maschere accompagni?)
Accompagnatore: “uettu, sei fimmine e ddo masculi” (otto, sei femmine e due maschi)
Componente: “Ce musica uliti pe bballare, lenti, lisci o shake?” (che musica preferite da ballare? Lenti, lisci o disco?
Accompagnatore: “no no lenti sulamente olenu le maschere mei…” (le mie maschere preferiscono i lenti)
Componente: “Spittati n’autru ballu ca essenu quiddhre ca stannu inthra e poi tocca a bbui” (aspettate che facciano ancora un ballo quelle che sono dentro e poi tocca a voi)

Anche in questo caso l’ingresso era “a tempo”, come al solito due o tre ballifestini e poi si doveva andare via. C’era poi una regola “ferrea”: se eri in sala e venivi invitato da una maschera non potevi rifiutarti di ballare. Mai. Per cui capitava di ballare con chiunque: alto, basso, magro, grasso, uomo, donna. Non potevi sapere con chi stavi ballando in quel momento. Potevi fare tutte le domande che volevi e la maschera non era obbligata a risponderti, quanto meno a voce, per non farsi riconoscere. Per cui ti capitava di ballare con degli stupendi occhi che non sapevi a chi appartenessero. Oppure con tuo zio… questa ve la devo raccontare. Avrò avuto più o meno 15 anni, non ricordo esattamente, ed ero “componente” in un festino. Per qualche cosa che avevo combinato ero stato punito da mio zio Carlo con il divieto di andare al festino. Ma ovviamente la voglia di andare e, soprattutto, il desiderio di incontrare quella “maschera” con degli occhi stupendi che mi invitava sempre a ballare, mi spinsero ad “evadere” dalla punizione in casa ed andare comunque al festino. A metà serata entrò un gruppo di maschere ed una di queste mi invitò a ballare. Non era sicuramente “quella” che aspettavo, perché era “un po’ più robusta”. Durante il ballo continuavo a scherzare con lei e a fare domande per cercare di capire chi fosse, ma lei imperturbabile non mi rispondeva se non a gesti o con cenni del capo. Fino a che, poco prima della fine del ballo che stavamo facendo, la manica del domino si è spostata di qualche centimetro ed io ho intravisto il bracciale di un orologio. Ma non era un orologio qualsiasi… era l’orologio dello zio Carlo!!! Unico e inconfondibile!!! Non c’è stato bisogno di dire nulla né da parte sua né da parte mia… dopo pochi minuti ero a casa a letto!

Il periodo dei festini era un’occasione per incontrare ragazzi/ragazze dei paesi vicini, perché era consuetudine andare in giro nei festini dei paesi del circondario, così come se eri componente in un festino potevano arrivare visitatori o maschere di altri paesi.

Era un momento magico, un momento che si aspettava con trepidazione perché permetteva di avvicinare le ragazze (o i ragazzi) che ti piacevano, poter ballare con loro, imbastire magari delle storie d’amore (che in alcuni casi si sono concretizzate in matrimoni e famiglie).

 

N.B. non disponendo di foto dell’epoca ho dovuto necessariamente effettuare una ricerca su internet. Se qualcuno ritiene di essere titolare di diritti sulle foto pubblicate in questo articolo, sarò lieto di citare l’autore o rimuovere la foto.

Quella volta che ci siamo sposati… in Norvegia!

Ebbene si, nel frattempo ci siamo sposati… in Norvegia!

Questa ve la devo raccontare.

Da sempre Daniela, la compagna della mia vita, sa che il mio sogno è andare a visitare i paesi nordici e la Norvegia in particolare. Così a Natale del 2015 mi regala un viaggio in Norvegia da fare in occasione del mio 50° compleanno a gennaio 2016. Fantastico!

Nei giorni successivi mi viene in mente di organizzarle una sorpresa: ci sposiamo in Norvegia! Da un po’ di tempo continuiamo a dirci che dovremmo sposarci, e questa potrebbe essere un’occasione particolare, considerato che vengono in viaggio anche Alessandro, nostro figlio, e Cristina la nostra amica che da sempre diciamo che avrebbe officiato il nostro matrimonio (si, si può fare in Italia).

Così mi attivo e nei primi giorni di gennaio inizio a telefonare e scrivere mail al consolato della Norvegia a Milano, in ambasciata a Roma, ecc. Mi rispondono
dicendomi che devo contattare direttamente il municipio del comune dove intendo sposarmi, per sapere esattamente la procedura da seguire e i documenti necessari. Così contatto telefonicamente il municipio di Tromsø, una delle città dove avremmo fatto tappa. L’impiegato che mi risponde inizia ad elencarmi i documenti necessari e man mano che procede inizio a rendermi conto che non sarà semplice riuscire a recuperare tutto in pochi giorni…

Il 4/1/2016 scrivo una mail al comune di San Pietro Vernotico per chiedere il mio estratto dell’atto di nascita che nel giro di 24 ore mi viene spedito via PEC. Poi cerco di ottenere lo stesso documento per Daniela e qui iniziano le difficoltà perché ovviamente non ho una delega. A questo si aggiungono altri contrattempi per cui mi rendo conto che essendo oramai il 10/1/2016, e dovendo partire di lì a pochi giorni, non ho più il tempo necessario per fare tutti i documenti utili.

Sconsolato confesso a Daniela quello che avevo cercato di fare senza però riuscirci, e lei molto teneramente mi consola ringraziandomi comunque per averci provato.

Dopo qualche giorno, il 20/1/2016 partiamo per la Norvegia facendo la primaAle davanti Hard Rock Cafe Oslo tappa, e notte, ad Oslo. La mattina dopo mio figlio mi chiede di accompagnarlo all’Hard Rock Cafe di Oslo per comprare una t-shirt da aggiungere alla sua collezione, e così facciamo mentre Daniela e Cristina fanno un giro in città per negozi, o almeno così dicono…

Il pomeriggio del 21/1 partiamo per Tromsø, dove passiamo una notte e la giornata successiva, per poi ritirare l’auto noleggiata per raggiungere Alta, nostra meta per cercare di “catturare” l’aurora boreale. Tutti quelli con cui parliamo ci paventano un viaggio particolarmente impegnativo e rischioso da Tromsø ad Alta a causa del buio che sopraggiunge presto (per darvi un idea, il sole sorgeva alle 11.00 e tramontava alle 14.30) e delle strade ghiacciate. Ci parlano anche di camionisti dell’est Europa particolarmente spericolati, capaci di farti uscire di strada pur di sorpassare… Ci fanno intimorire e così decidiamo di “spezzare” il viaggio fermandoci più o meno a metà strada. Passiamo un pomeriggio e una notte in un piccolo albergo sulla strada, ad Havnnes, dove poco prima avevamo incrociato delle renne che brucavano degli arbusti a pochi metri dalla strada. Per inciso, le strade è vero che sono totalmente ghiacciate ma l’auto che avevamo noleggiato era dotata di adeguati pneumatici con una tenuta di strada perfetta. E i “temibili camionisti dell’est Europa” fortunatamente non li abbiamo incrociati…

Il 23/1 arriviamo in auto ad Alta, precisamente a Gargia Fjellstue. Siamo fortunati e la stessa sera riusciamo a vedere l’aurora boreale, anche se purtroppo sarà l’unica a causa delle condizioni meteorologiche poco favorevoli nei giorni successivi.Aurora a Gargia Fjellstue

Il 24/1 partiamo per visitare Capo Nord, ma purtroppo a pochi km dalla meta veniamo fermati perché la strada è stata chiusa a causa di una tormenta che la rende ancor più pericolosa. Sono deluso e, mentre torniamo verso Alta, dico ai miei compagni di viaggio  che la mattina dopo alle 6.00 in punto sarei ripartito con destinazione Capo Nord. Chi c’è c’è! Cristina chiede allora di poter tornare indietro nel punto in cui c’è la sbarra che blocca il passaggio per poter fare almeno una foto. Così facciamo.
Una volta scesi dall’auto per fare le foto, Daniela si avvicina e mi consegna un biglietto. Lo apro e… Sorpresa! C’è la partecipazione delle nostre nozze previste per la mattina dopo ad Alta! Così scopro che il giorno dopo 25/1/2016 ci saremmo sposati (quindi non saremmo potuti ritornare a Capo Nord).

Inutile dire che la felicità e la sorpresa sono state indescrivibili!

Anche lei aveva avuto la mia stessa idea ed è riuscita a concretizzarla. Tanto che la famosa passeggiata ad Oslo in giro per negozi era stata in realtà una scusa per poter andare a ritirare in municipio alcuni documenti necessari per completare la pratica del matrimonio. Comunque dobbiamo ringraziare una persona senza la quale il matrimonio non sarebbe stato possibile: Enrica, interprete e mediatrice culturale che vive ad Oslo e che aveva preso a cuore il “nostro sogno”. Grazie grazie grazie Enrica! (se avete bisogno del suo contatto, scrivetemi).

Il mattino dopo ci siamo preparati per andare in tribunale ad Alta (a differenza dell’Italia i matrimoni civili in Norvegia si celebrano in tribunale, non in municipio). Ad attenderci c’è Ingrid, giovane magistrato preposto a celebrare le nostre nozze. Simpatica e cordiale, ci confessa che siamo la prima coppia di italiani che unisce in matrimonio, è quindi anche lei emozionata quanto noi.
Poi appena avrò un po’ di tempo vi racconterò il resto con qualche dettaglio in più…

Edit: purtroppo sono costretto a bloccare i commenti e le richieste di informazioni, anche perché comunque non riuscirei a leggere il vostro commento immerso in centinaia e migliaia di messaggi spam. Se avete bisogno contattatemi tramite Instagram, Facebook, Twitter. Mi spiace…

La storia dell’ambulanza V41 donata alla Croce Viola Rozzano

Ambulanza V41 della Croce Viola Rozzano

Questa è la storia della “nascita” della V41, un’autoambulanza della Croce Viola Rozzano inaugurata il 24/05/2015.

Tutto ha inizio una sera di gennaio 2015 a cena da mia suocera: “…sai Francesco che Marisa, mia cugina, vorrebbe donare un’autoambulanza alla Croce Viola Rozzano in memoria della figlia Valeria? Ha chiesto ad un conoscente che le ha detto che secondo lui ci vogliono circa 140 mila euro…”. Devo ammettere che sono una di quelle persone che fa ancora la conversione mentale in “vecchie lire”, per cui i circa 272 milioni di lire per un’autoambulanza mi hanno fatto sobbalzare, considerato che in ambulanza ci ho “vissuto” per diversi anni, quando lavoravo in Croce Rossa Italiana… Mi sono quindi offerto di seguire la trattativa.

Come prima cosa decido di chiamare Beppe il mio collega, e mio istruttore, della C.R.I. per chiedere lumi sul costo, ed effettivamente anche lui mi conferma che la cifra pare esagerata. Confortato da questa conferma mi attivo per avviare la trattativa.

Il 31/01/2015 telefono in Croce Viola Rozzano per avere il contatto di un responsabile, mi viene consigliato di scrivere una mail indirizzata al “Comandante”. Così faccio, Mail inviata il 31/01/2015 alla Croce Viola Rozzanospiegando che sono stato incaricato di procedere all’acquisto e allestimento di un’autoambulanza da donare alla loro Associazione. Vengo richiamato da Monia che, evidentemente perplessa, mi chiede qualche informazione in più sulla mail ricevuta. Devo essere stato convincente perché, il giorno dopo, ricevo una mail inviata in copia conoscenza anche alla Presidente, Valentina, per fissare un appuntamento presso la loro sede. Così il 5/2/2016 alle 19.00 ci incontriamo. Facciamo una lunga chiacchierata nella quale spiego che in questa prima fase la donatrice desidera rimanere anonima, e che pertanto sarei stato io il loro contatto diretto avendo ricevuto pieno mandato per qualsiasi decisione, sia sulla spesa che sull’allestimento. Mi spiegano che loro sono già in fase avanzata per l’acquisto di una nuova ambulanza, per cui chiedo se preferiscono acquistarne contemporaneamente un’altra oppure che ci si faccia carico noi del pagamento di quella già in predicato per l’acquisto. La scelta cade su quest’ultima opzione, anche per evitare di avere due mezzi che diventano obsoleti contemporaneamente. Apprezzo la loro oculatezza e chiedo che mi forniscano il preventivo e le schede tecniche per una valutazione. Ci salutiamo con l’impegno di rivederci a breve, anche alla presenza del loro responsabile tecnico dell’autoparco, per definire nel dettaglio gli allestimenti tecnico/sanitari.

Inutile dire che la loro perplessità, forse anche sospettosità, era assolutamente palpabile. D’altro canto chi non sarebbe perplesso davanti ad uno sconosciuto che si presenta dicendo che ti vuole regalare un’ambulanza completa di tutto? Comunque ci ritroviamo dopo un paio di settimane e iniziamo a parlare di allestimenti.

La serata è trascorsa più o meno in questo modo:

Loro: “…vorremmo installare i pannelli solari per la ricarica delle batterie.”
Io: “quanto costano?”
Loro: “x euro”
Io: “…si va bene, possiamo farlo!”
Loro: “…vorremmo acquistare il monitor defibrillatore.”
Io: “quanto costa?”
Loro: “y euro”
Io: “…si va bene, possiamo farlo!”
Loro: “…vorremmo acquistare il ventilatore polmonare.”
Io: “quanto costa?”
Loro: “xx euro”
Io: “…si va bene, possiamo farlo!”
Loro: “…vorremmo acquistare il trauma estricatore, la cucchiaio, e le spinali…”
Io: “quanto costano?”
Loro: “z euro”
Io: “…si va bene, possiamo farlo!”
e così via per tutto l’allestimento, compreso il materiale da medicazione, i farmaci, ecc.

Ovviamente la loro perplessità aumentava in maniera direttamente proporzionale al conto della spesa di cui mi stavo facendo carico!

Completato il capitolato per l’acquisto e l’allestimento del mezzo,
Immagine capitolato allestimento ambulanza V41chiedo qualche giorno di tempo per parlarne con Marisa e definire il tutto. Avuto il suo benestare, concordiamo un nuovo appuntamento serale nella sede dell’Associazione per presentare loro ufficialmente la benefattrice e definire gli ultimi dettagli, come la scritta da aggiungere sulle fiancate per ricordare la figlia di Marisa. Ci troviamo il 13/03/2015 (venerdì… superstiziosi? direi proprio di no!) alle ore 19.00. Definiamo gli ultimi dettagli e ci salutiamo con l’impegno ad effettuare il bonifico a copertura dell’impegno di spesa.

Bonifico che viene regolarmente accreditato sul loro conto il 18/03/2015!

Ci confesseranno poi successivamente, che è stato solo alla notifica di accredito del bonifico che si sono convinte che non si trattasse di una “bufala”, spiegandoci che in altre occasioni si era presentato qualcuno dicendo che voleva fare una grossa donazione, senza poi concretizzare.

Inaugurazione ambulanza V41

Il 24/05/2015 si è proceduto all’inaugurazione del mezzo con una festa che ha coinvolto sia i volontari che i cittadini di Rozzano, e da allora la V41 “In ricordo di Valeria Maiocchi” è operativa sulle strade per prestare soccorso.