(ri)Costituito il CIVES Milano Lodi Monza e Brianza

Il 6/10/2023 è stata costituita l’associazione Coordinamento Infermieri Volontari Emergenze Sanitarie di Milano, Lodi, Monza e Brianza – OdV (CIVES MiLoMB – OdV), dedicato alla salute, alla cultura di protezione civile e alla professionalità nel campo delle emergenze sanitarie.

Costituzione CIVES MiLoMB

L’inaugurazione di CIVES MiLoMB ha visto la partecipazione del CIVES Nazionale con il presidente Dott. Maurizio Fiorda e altri membri del Consiglio Direttivo Nazionale, e dell’Ordine Professioni Infermieristiche di Milano, Lodi, Monza e Brianza, con la presenza del presidente Dott. Pasqualino D’Aloia che, come da Statuto, ricoprirà il ruolo di Presidente del Comitato di Garanzia della neocostituita Associazione, sottolineando altresì l’importanza del ruolo che questa associazione avrà nell’implementazione e rafforzamento della rete nazionale CIVES.

Il CIVES interprovinciale MiLoMB è stato creato con l’obiettivo di coordinare e potenziare il contributo degli infermieri volontari nelle emergenze sanitarie, promuovendo l’eccellenza professionale e la solidarietà nella risposta alle crisi sanitarie. Questo nuovo centro rappresenta una pietra miliare nel rafforzamento delle risorse locali per affrontare situazioni di emergenza, offrendo supporto ai professionisti dell’infermieristica e alla comunità nel suo insieme.

L’OPI di Milano, Lodi, Monza e Brianza, in collaborazione con il CIVES Nazionale, ha sostenuto attivamente la creazione di questa associazione, riconoscendone l’importanza nella preparazione e nella gestione delle emergenze sanitarie. La presenza congiunta di queste istituzioni riflette l’impegno condiviso a garantire una risposta efficace e solidale alle emergenze sanitarie nelle tre provincie.

Il CIVES interprovinciale di Milano, Lodi, Monza e Brianza, offrirà una serie di servizi, tra cui formazione professionale, aggiornamenti sulle migliori pratiche nell’infermieristica di emergenza, ed entrerà all’interno della rete CIVES in supporto al sistema di Protezione Civile. Sarà un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano contribuire a una risposta più efficace alle emergenze sanitarie.

In occasione dell’apertura, il Presidente del CIVES Provinciale di Milano, Dr. Francesco Tarantini, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di inaugurare l’apertura di CIVES MiLoMB, rappresenta un importante passo avanti nella preparazione e nella risposta alle emergenze sanitarie nelle nostre provincie. CIVES MiLoMB diventerà un punto di riferimento per gli infermieri volontari e per tutta la comunità, garantendo una risposta rapida ed efficace in momenti critici.”

Noi abbiamo fatto il primo passo, aspettiamo tutti i colleghi interessati ad iscriversi e aderire cliccando sul seguente link ISCRIVITI AL CIVES

Mi candido!

Contrassegno della lista civica Milano in Salute, Beppe Sala sindaco

Volevo dirvelo io direttamente: nei giorni scorsi mi è stato chiesto di partecipare alle prossime elezioni amministrative per il Comune di Milano. Ho riflettuto un po’ e alla fine ho accettato.
Mi candiderò nella lista civica “Milano in Salute – Beppe Sala Sindaco“.

Il Sindaco Beppe Sala e Francesco Tarantini – 10/06/2021 Palazzo delle Stelline (MI)

Nonostante in passato mi fosse già stato chiesto, avevo sempre declinato l’invito. Non tanto per il “colore politico” di chi mi aveva fatto la proposta, perché erano arrivate sia da “destra” che da “sinistra” (per quanto negli ultimi lustri il concetto di “destra” e “sinistra” sia stato alquanto “aleatorio”), quanto per una sensazione personale di insoddisfazione politica.

Poi quest’anno mi ha chiamato la nostra amica di sempre Francesca P., e con il suo travolgente entusiasmo mi ha parlato di “Milano in Salute – Beppe Sala Sindaco”: “Iaio” (mio figlio aveva iniziato a chiamarmi così da piccolo) “DEVI assolutamente partecipare a degli incontri online con delle persone in gambissima. Lunedì sera ce ne sarà uno poi mercoledì e giovedì sera. Mi hanno chiamata per dare il mio contributo come paziente fragile, sono tutte persone in gamba, tutti tuoi colleghi professionisti sia infermieri che medici, assistenti sociali, ecc. oltre ad altri pazienti come me… Partecipa ad un incontro e poi decidi…”

E così lunedì sera mi sono ritrovato online con questo gruppo di persone che parlavano concretamente di tutti i problemi che quotidianamente, sia come pazienti che come professionisti, viviamo nelle realtà cittadine e sanitarie. Molto concreto, molto diretto. Mi è piaciuto.
Così dopo l’iniziale tentennamento e dopo aver partecipato ad altri incontri e gruppi di lavoro, mi sono deciso ad accettare la candidatura.

Sarà la mia prima volta in una competizione elettorale. Chi mi conosce sa che mi butto anima e corpo in quello che faccio. Così come sapete che se c’è qualcosa che non va lo dico apertamente, a costo di risultare antipatico o di “rimetterci” personalmente. Da sempre!

Sono raggiungibile sui diversi “social network”: Facebook, Twitter, Instagram, ma siccome voglio ascoltare la voce di tutti i cittadini, non solo di coloro che usano i social network ma anche, e soprattutto, di tutti quei cittadini che per età, disabilità, o altri motivi non hanno accesso ai canali social, ho deciso di rendere pubblico il numero di telefono 351 6760220 sul quale potrete contattarmi direttamente e potrete parlare con me o inviarmi segnalazioni via WhatsApp. Voglio solo ricordarvi che “sono uno di voi”, intendo dire che non facendo il politico di professione e dovendo continuare a pagare il mutuo, fare la spesa, pagare il carburante, le bollette, ecc. continuo a fare il mio lavoro di infermiere tutti i giorni (e a volte anche la notte), per cui se mi chiamate in un momento in cui sono in servizio e sto assistendo una persona non potrò rispondervi e non sarà cattiva volontà. Cercherò di richiamarvi io e, se per qualsiasi motivo non dovessi riuscire a farlo, voi richiamatemi ancora, e ancora, e ancora se dovesse servire…

Vi terrò aggiornati su tutto ciò che decideremo di fare e dove potrete trovarci per parlare direttamente con noi: eventi online e in presenza. Saremo nelle piazze, nei mercati, sulla strada: vogliamo ascoltare e capire quali sono i reali problemi di tutti i cittadini di Milano. E lo vogliamo sapere da voi, non solo dai sondaggi, vogliamo sentirlo dalla vostra voce, perché il problema vissuto dalla signora Maria del 9° piano non è uguale al problema del signor Giulio del piano terra. E a me non interessano (o non interessano “solo”) le statistiche, perché come diceva Trilussa:

“…Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due…”
.

Voteremo dopo l’estate, ancora non sono state definite le date precise. Vi terrò informati anche su questo e appena possibile vi comunicherò anche dove poter venire a firmare per consentire la presentazione della lista.

Vi aspetto per parlare con voi e salutarvi personalmente.

Francesco Tarantini

Quando a Torchiarolo facevamo “li feshtini”…

Carnevale a Novoli negli anni '50Un post pubblicato da Gianni G., un vecchio amico di Torchiarolo, mi ha fatto tornare in mente una “tradizione” che fino a qualche decennio fa caratterizzava il periodo di carnevale in molti paesi del Salento, e del sud italia in generale: “li feshtini” (festini).

In pratica a partire dal 17 gennaio, festa di San Antonio Abate o “te lu fuecu”, e per tutto il periodo di carnevale e comunque fino all’inizio della Quaresima, i garage o i saloni delle case, preferibilmente quelle con accesso diretto dal piano terra, venivano trasformate in locali dove i giovani del paese si ritrovavano la sera del martedì, giovedì, sabato e domenica per ballare. Beninteso, sempre sotto l’occhio vigile di genitori e parenti vari ovviamente. Per ovvi motivi di “S.I.A.E.” si trattava comunque di feste private, tant’è che l’accesso era “concordato” con chi era alla porta. Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno prima del 17 gennaio si iniziavano a creare i diversi gruppi di
“componenti” che concordavano con il proprietario di un garage, o comunque di un locale utile allo scopo e solitamente al piano terra, di organizzare i festini. Si instauravano ovviamente lunghe trattative con i genitori delle ragazze, per convincerli ad autorizzarle a partecipare ai festini. Ovviamente tante più ragazze c’erano, tanto più era ambito riuscire ad entrare in quel particolare festino, sia come visitatore che come “maschera”.

Chi faceva parte del gruppo organizzatore era definito “componente” e si impegnava a pagare una piccola quota (sull’ordine delle 1.000 lire a testa, per intenderci) per ogni serata, che sarebbe servita ad acquistare bibite e cibo (solitamente pizze, calzoni e simili). Questi sarebbero poi stati consumati durante la serata dagli stessi “componenti” e, in alcuni casi, offerti agli eventuali ospiti, o agli accompagnatori delle “maschere”.

Se non facevi parte come componente, potevi girare per tutti i festini ma venivano imposti dei limiti, per cui dopo due o tre balli eri “invitato” ad uscire e spostarti in un altra casa (o come diremmo oggi “location”).

Domino neroUn’altra possibilità era quella di fare dei gruppi e vestirsi in maschera, non
necessariamente “a tema” perché l’importante era non essere riconoscibile, quindi si usavano spesso dei “domino” solitamente neri con dei guanti per non farsi riconoscere neanche dalle mani. Per poter entrare nei festini era però necessario avere un accompagnatore, non mascherato, che potesse interagire con i componenti e garantire la correttezza ed educazione delle maschere che accompagnava.
La conversazione solitamente era più o meno questa:

Componente: “Quante maschere puerti?” (quante maschere accompagni?)
Accompagnatore: “uettu, sei fimmine e ddo masculi” (otto, sei femmine e due maschi)
Componente: “Ce musica uliti pe bballare, lenti, lisci o shake?” (che musica preferite da ballare? Lenti, lisci o disco?
Accompagnatore: “no no lenti sulamente olenu le maschere mei…” (le mie maschere preferiscono i lenti)
Componente: “Spittati n’autru ballu ca essenu quiddhre ca stannu inthra e poi tocca a bbui” (aspettate che facciano ancora un ballo quelle che sono dentro e poi tocca a voi)

Anche in questo caso l’ingresso era “a tempo”, come al solito due o tre ballifestini e poi si doveva andare via. C’era poi una regola “ferrea”: se eri in sala e venivi invitato da una maschera non potevi rifiutarti di ballare. Mai. Per cui capitava di ballare con chiunque: alto, basso, magro, grasso, uomo, donna. Non potevi sapere con chi stavi ballando in quel momento. Potevi fare tutte le domande che volevi e la maschera non era obbligata a risponderti, quanto meno a voce, per non farsi riconoscere. Per cui ti capitava di ballare con degli stupendi occhi che non sapevi a chi appartenessero. Oppure con tuo zio… questa ve la devo raccontare. Avrò avuto più o meno 15 anni, non ricordo esattamente, ed ero “componente” in un festino. Per qualche cosa che avevo combinato ero stato punito da mio zio Carlo con il divieto di andare al festino. Ma ovviamente la voglia di andare e, soprattutto, il desiderio di incontrare quella “maschera” con degli occhi stupendi che mi invitava sempre a ballare, mi spinsero ad “evadere” dalla punizione in casa ed andare comunque al festino. A metà serata entrò un gruppo di maschere ed una di queste mi invitò a ballare. Non era sicuramente “quella” che aspettavo, perché era “un po’ più robusta”. Durante il ballo continuavo a scherzare con lei e a fare domande per cercare di capire chi fosse, ma lei imperturbabile non mi rispondeva se non a gesti o con cenni del capo. Fino a che, poco prima della fine del ballo che stavamo facendo, la manica del domino si è spostata di qualche centimetro ed io ho intravisto il bracciale di un orologio. Ma non era un orologio qualsiasi… era l’orologio dello zio Carlo!!! Unico e inconfondibile!!! Non c’è stato bisogno di dire nulla né da parte sua né da parte mia… dopo pochi minuti ero a casa a letto!

Il periodo dei festini era un’occasione per incontrare ragazzi/ragazze dei paesi vicini, perché era consuetudine andare in giro nei festini dei paesi del circondario, così come se eri componente in un festino potevano arrivare visitatori o maschere di altri paesi.

Era un momento magico, un momento che si aspettava con trepidazione perché permetteva di avvicinare le ragazze (o i ragazzi) che ti piacevano, poter ballare con loro, imbastire magari delle storie d’amore (che in alcuni casi si sono concretizzate in matrimoni e famiglie).

 

N.B. non disponendo di foto dell’epoca ho dovuto necessariamente effettuare una ricerca su internet. Se qualcuno ritiene di essere titolare di diritti sulle foto pubblicate in questo articolo, sarò lieto di citare l’autore o rimuovere la foto.